
La vitamina D è spesso considerata un alleato prezioso per la salute, soprattutto per la sua funzione nel mantenimento della salute delle ossa e del sistema immunitario. Negli ultimi anni, il consumo di integratori di vitamina D è aumentato vertiginosamente, alimentato da campagne pubblicitarie, consigli online e raccomandazioni di amici e conoscenti. Tuttavia, non sempre l’assunzione di questi integratori è necessaria o priva di rischi. In realtà, in alcuni casi, il loro utilizzo può risultare più dannoso che benefico. In questo articolo analizzeremo i rischi legati all’assunzione indiscriminata di vitamina D, quando è davvero utile integrarla e quali sono le possibili conseguenze di un eccesso.
Cos’è la vitamina D e a cosa serve
La vitamina D è una vitamina liposolubile fondamentale per numerose funzioni dell’organismo. La sua principale funzione è quella di favorire l’assorbimento del calcio e del fosforo nell’intestino, contribuendo così alla salute delle ossa e dei denti. Oltre a questo, la vitamina D svolge un ruolo importante nel sistema immunitario, nella regolazione della crescita cellulare e nella riduzione dell’infiammazione.

L’organismo umano è in grado di sintetizzare la vitamina D a livello cutaneo grazie all’esposizione ai raggi ultravioletti B (UVB) del sole. Solo una piccola parte del fabbisogno viene soddisfatta attraverso l’alimentazione, che include alimenti come pesci grassi, uova, fegato e alcuni latticini fortificati.
Il fabbisogno di vitamina D varia a seconda dell’età, dello stile di vita, della latitudine e di eventuali condizioni di salute. In generale, la maggior parte delle persone sane che si espongono regolarmente al sole non necessita di integratori.
Quando gli integratori di vitamina D sono necessari
Gli integratori di vitamina D sono utili e raccomandati solo in specifiche situazioni, generalmente diagnosticate da un medico attraverso esami del sangue che rilevano una carenza effettiva. Tra i gruppi a rischio di carenza vi sono gli anziani, le persone con pelle scura, chi vive in zone poco soleggiate, chi segue diete restrittive o chi soffre di patologie che compromettono l’assorbimento intestinale dei nutrienti (come la celiachia o il morbo di Crohn).

Nei bambini piccoli e nelle donne in gravidanza o allattamento, la supplementazione può essere indicata per prevenire rachitismo e altre complicanze. In questi casi, la dose e la durata della supplementazione devono essere stabilite dal medico, che terrà conto delle specifiche esigenze individuali.
In assenza di una reale necessità, l’assunzione di vitamina D attraverso integratori non apporta benefici aggiuntivi e può, al contrario, causare problemi di salute.
I rischi dell’eccesso di vitamina D
Un errore comune è pensare che, essendo una vitamina, la vitamina D sia innocua anche in dosi elevate. In realtà, essendo liposolubile, la vitamina D si accumula nell’organismo e il suo eccesso può provocare una condizione chiamata ipervitaminosi D. Questa condizione comporta un aumento eccessivo dei livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia), con sintomi che possono includere nausea, vomito, debolezza muscolare, sete eccessiva, confusione e, nei casi più gravi, danni renali e calcificazioni nei tessuti molli.

L’ipervitaminosi D è una condizione rara ma in aumento a causa dell’uso indiscriminato di integratori senza controllo medico. Alcuni studi hanno evidenziato che dosi giornaliere superiori a 4.000 UI (unità internazionali) possono essere rischiose, soprattutto se protratte nel tempo. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) raccomanda di non superare questa soglia a meno che non sia espressamente indicato da un medico.
Oltre ai rischi fisici, l’assunzione non necessaria di integratori può indurre un falso senso di sicurezza, portando le persone a trascurare altri aspetti fondamentali della salute, come una dieta equilibrata e l’attività fisica.
Come assumere vitamina D in modo sicuro
Il modo migliore per garantire un adeguato apporto di vitamina D è attraverso l’esposizione al sole, che dovrebbe essere regolare e moderata, evitando però i rischi legati all’eccessiva esposizione ai raggi UV. Bastano 15-30 minuti al giorno di esposizione di viso, braccia e gambe per la maggior parte delle persone, a seconda della stagione e della latitudine.

L’alimentazione può contribuire, anche se in misura minore, a soddisfare il fabbisogno di vitamina D. Integrare nella dieta pesci grassi (come salmone, sgombro, aringa), uova, fegato e alimenti fortificati può essere utile, soprattutto nei mesi invernali o per chi ha difficoltà a esporsi al sole.
Prima di assumere integratori di vitamina D, è fondamentale consultare il proprio medico e sottoporsi a un esame del sangue per valutare i livelli di questa vitamina. Solo in caso di effettiva carenza o di condizioni particolari sarà il medico a indicare la dose e la durata della supplementazione, monitorando periodicamente la situazione per evitare eccessi e complicanze.